Cari amici,
di seguito un commento al Rapporto SVIMEZ di quest’anno.
Con viva cordialità
Giorgio La Malfa

 

Ci sono luci e ombre nella situazione economica del Mezzogiorno quale risulta dal Rapporto annuale della Svimez presentato martedì mattina a Roma alla Camera dei Deputati. Cominciando dalle luci, esse riguardano i segnali di ripresa, manifestatisi a partire dal 2015, confermati dai dati del 2016-2017 e dalle previsioni per il 2018. Questi dati indicano un tasso di crescita annuale del reddito nel Mezzogiorno che si colloca all’incirca all’1% – e forse un po’ al di sopra di questa cifra – come nel resto dell’Italia e segnalano anche una certa ripresa dell’occupazione benchè a crescere, per ora, siano soprattutto i contratti a tempo determinato.

Ancora più significativo è il fatto, che era stato già segnalato all’inizio di quest’anno nel Rapporto annuale della Fondazione Ugo la Malfa – Area Studi Mediobanca, che nell’ultimo biennio è migliorato in misura significativa! L’andamento del comparto delle imprese industriali del Mezzogiorno.

Dal Rapporto – ed ora dai dati della Svimez – emerge in particolare che le imprese di media dimensione localizzate nel Mezzogiorno, pur ridottesi di numero di almeno il 25% a seguito della crisi del 2008, hanno andamenti molto simili a quelli delle imprese di analoga dimensione del Nord Ovest e del Nord Est: hanno notevoli capacità di esportazione e risultati economici complessivamente positivi.

Queste sono le luci. Dunque, si potrebbe dire, sulla base dei dati della Svimez, che il peggio è passato rispetto alla situazione difficilissima che il Sud ha sperimentato a partire dal 2008 e che vi sono le premesse per degli ulteriori miglioramenti
negli anni a venire. Si tratta di un dato importante che è giusto mettere in evidenza, senza però dimenticare le ombre che riguardano due aspetti altrettanto importanti su cui giustamente si sofferma la Svimez.

Il primo è che la ripresa italiana è all’incirca pari alla metà della ripresa che contemporaneamente si registra nell’area dell’ euro, e cioè che noi non riusciamo ad inserirci pienamente nelle condizioni favorevoli dell’economia mondiale e dell’economia europea. Dunque, vi sono fattori di debolezza nell’economia italiana che andrebbero identificati, affrontati e risolti. Il secondo è che non bisogna dimenticare che la ripresa attuale è comunque un piccolo passo rispetto al potenziale produttivo e al reddito persi a partire dal 2008…

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