Cari amici,

è francamente inaccettabile che esponenti del partito di governo usino le attività della Commissione di Inchiesta sulle banche per attaccare frontalmente la Banca d’Italia. E’ un atteggiamento irresponsabile destinato a danneggiare il Paese anche sul piano internazionale tenuto solo allo scopo di cercare di ridurre i danni elettorali che quel partito teme di subìre in conseguenza delle crisi bancarie. Tra l’altro è un tentativo vano: l’opinione pubblica non abbocca mai quando un governo pensa di salvare la faccia scaricando le responsabilità sui pubblici funzionari. Esiste il concetto della responsabilità oggettiva alla quale un governo non può mai sottrarsi.

Il fatto che poi questo clamore nasca, non dall’esposizione di fatti, ma da un commento di un magistrato aretino  che ha lavorato per il governo mentre scoppiava la vicenda della Popolare di Arezzo aggiunge un ulteriore tocco a una vicenda penosa.

Nell’articolo ho scritto anche che il Presidente della Commissione deve impedire questa deriva e, se non vi riesce, ha una strada che porterebbe a questo esito che sono le dimissioni dalla presidenza. Credo che tornerò ulteriormente su questo punto nei prossimi giorni.

Molto cordialmente

Giorgio La Malfa

 

 

Articolo:

E’ un principio di carattere generale della vita politica in tutti i paesi e sotto tutte le latitudini che il Governo non può esimersi dalla responsabilità dei fatti negativi che accadono nel Paese. Chi ha l’onore di governare ha anche l’onere di ciò che non funziona, per non averlo visto per tempo, non aver saputo intervenire per attenuare le conseguenze, non essersi assunto da subito la piena responsabilità politica per l’accaduto. Vale per tutti gli avvenimenti della vita politica e perfino per eventi e calamità naturali imprevedibili. Perché anche in questo caso un governo deve essere in grado di dimostrare che nulla poteva essere fatto e che dopo l’evento tutto ciò che si poteva fare è stato fatto.

Dunque, anche se la responsabilità specifica di un evento può essere attribuita a un qualche esponente della Pa, è un fatto che la responsabilità politica è, e rimane, del governo dell’epoca. Non solo è politicamente inaccettabile cercare di scaricare le responsabilità politiche sui pubblici funzionari ma è anche una prova di debolezza che l’opinione pubblica non perdona. I partiti di opposizione hanno tutto il diritto di attribuire ai governi la responsabilità per ciò che non funziona nel Paese e se un governo cerca di scaricare le proprie responsabilità, sarà sbeffeggiato e sconfitto, anche di più se si è bravamente assunto le proprie responsabilità.

Queste semplici verità valgono per la crisi delle banche che ha accompagnato la vita del governo Renzi. Questa è la ragione per la quale non si è mai capita la richiesta, da parte del partito che ha avuto in questi anni la responsabilità del governo e dunque della crisi economica che il Paese ha attraversato, di istituire una commissione di inchiesta sulle banche, come se attraverso di essa essi potessero scaricarsi delle responsabilità obiettive che hanno avuto, nel non evitare la crisi e nel non trovare modi per risolverla prima e meglio.

Tutto questo sembra sfuggire agli esponenti del Pd che siedono nella Commissione delle banche o che ne commentano le attività, pur non essendone parte. Sfugge loro che i primi a pagare per il discredito che gettano sulla Banca d’Italia saranno loro. Questo di per sé potrebbe non interessare, visto che riguarda le loro fortune o meglio le loro sfortune, personali e politiche, se non fosse che questa frenesia rischia di fare molto male alle istituzioni. Quando anche il partito di governo riuscisse a infangare la Banca d’Italia di oggi ed anche a tirare dentro questa marea di fango l’ex governatore della banca d’Italia ed oggi presidente della Banca Centrale Europea, essi guadagnerebbero voti? E i voti di chi? Ma soprattutto avrebbero dato un aiuto all’’Italia?

Quando avvengono fatti gravi, può essere inevitabile costituire delle Commissioni parlamentari di inchiesta. Nel caso dei risparmiatori colpiti dalla crisi delle banche, era difficile non accettare la richiesta delle opposizioni di una Commissione di inchiesta. Ma le Commissioni istituite dal Parlamento hanno un senso solo se esse partono dall’accertamento dei fatti per individuare ciò che non ha funzionato nelle leggi, cioè nelle regole di funzionamento di una società. Ed esse debbono sfociare nell’indicazione di quali nuove regole vadano introdotte per evitare che domani le cose si ripetano. Se esse vanno fuori da questo binario, esse fanno solo danni.

Per la presidenza della Commissione delle Banche che si riunisce a poche settimane dalle elezioni, è stato prescelto l’onorevole Casini. La scelta per questo compito delicato è collegata all’esigenza che la Commissione non faccia più danni di quelli che la crisi bancaria ha già provocato. Vista la sua lunga esperienza politica e il fatto di avere ricoperto importanti ruoli istituzionali come la presidenza della Camera dei Deputati, è stata una scelta giusta per assicurare che l’’attività della Commissione sulle banche in vicinanza delle elezioni non diventi un elemento drammatico di confusione e di aggravamento dei problemi. Egli ha il dovere di tenere la Commissione entro i binari istituzionali. Deve ricordare in ogni momento a chi lo dimentica, e soprattutto agli esponenti del partito di governo che siano tentati di dimenticarsene, che la Commissione serve a delineare il futuro non a polemizzare sul passato.

Se le forze politiche che dovrebbero essere più responsabili dimostrano di non esserlo, egli ha una carta da giocare, solida e forte. Ed anche un dovere verso le istituzioni. Si tratta delle sue dimissioni. Non lo dimentichi mai.

 


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