Hubert Védrine, per 14 anni segretario generale dell’Eliseo con Mitterrand, poi ministro degli Esteri, ha scritto un libro (“La France au défi” ,Fayard 2014) in cui descrive la Francia come un paese bloccato da un peso fiscale insopportabile e da un mercato del lavoro troppo rigido, nel quale i cittadini hanno perso fiducia nel futuro.

Essa avrebbe invece grandi possibilità se solo trovasse un classe politica coraggiosa che affrontasse a viso aperto quanti si oppongono a qualunque mutamento, a cominciare dal sindacato.

La Francia di Védrine assomiglia molto all’Italia come la descriverebbe un qualunque révenant liberista.

Da un personaggio di peso ci si attenderebbe un’analisi approfondita, non un modesto pamphlet, che forse nasconde il desiderio di scendere in politica, visto il sostanziale fallimento della presidenza Hollande.

Si veda il capitolo intitolato “Plus d’échappatoire: surmontons les obstacles!” dove si delineano i passi che il governo dovrebbe fare: fissare un obiettivo chiaro, dopo avere ben studiato i precedenti; adottare riforme strutturali; scegliere un metodo; legiferare con o senza accordi con le parti sociali; agire nel momento opportuno. E via dicendo.

La soluzione per Védrine è “una coalizione perle riforme” che, bontà sua, “potrebbe apparire utopistica”.

Sembra di leggere una delle troppo frequenti dichiarazioni del commissario europeo Olii Rehn o gli editoriali di qualche nostro tecnocrate che, messo alla prova, ha fallito miseramente.

Per questi motivi la lettura è, a suo modo, interessante. Smentendo il titolo della rubrica, però, direi; è un libro da non tradurre.

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